L’Aurora della libertà

Il centro Narconon Aurora
Associazione Narconon Aurora o.n.l.u.s. — Via Per Le Orane, 50 - 23875 Osnago (Lecco)

Mi chiamo Paolo Stucchi, ho 28 anni e sono un ex-tossicodipendente pienamente riabilitato dal 2008, al Narconon “Falco”. In molte persone che non hanno mai trattato il problema, tale presentazione potrebbe suscitare un misto di compassione e rabbia, chiedendosi quale infanzia terribile possa aver portato a tale sfacelo.

In realtà sono cresciuto in una famiglia che mi ha sempre dato amore e che, parallelamente alla mia istruzione, ha contribuito nella mia educazione e presa di sani principi. Nulla poteva far pensare che fossi “predestinato” alla più devastante deviazione adolescenziale. Fino ai 13 anni, nonostante gli alti e bassi dell’infanzia, ero ritenuto da molti la personificazione della felicità: amavo la musica, suonavo il pianoforte, sognavo di dirigere un’orchestra, di diventare un disc-jockey, poi di diventare regista di film noir, di comporre delle hit e far innamorare tante ragazze. Ero creativo.

Durante le vacanze estive del 2002, in procinto di iniziare le superiori, avevo incontrato un amico in riviera e davanti ad un camioncino dei panini dove solevamo ordinare coca-cola. Avevamo deciso di provare una bibita colorata in bottiglia che più tardi avevamo scoperto avere il grado alcolico di una birra. La leggerezza e il capogiro di quel momento ci divertiva, tanto da farci ridere e schiamazzare per tutta la passeggiata sul lungomare, a tal punto che un ragazzo senegalese che faceva il venditore ambulante ci aveva preso in simpatia ma ci aveva ammonito avvertendoci del pericolo che celava quello che noi ritenevamo un atto innocente.

Una volta ripresa la scuola, avevo intenzione di fare il bravo ragazzo, per il primo anno di superiori volevo dimostrare a me stesso e ai miei genitori quanto valessi. Il modus operandi si dimostrava efficace nei confronti degli insegnanti ma generava denigrazione da parte dei compagni (soprattutto da quelli che pareva avessero il monopolio su amicizie e simpatie). Notavo che alcuni di loro stavano approcciando a qualcosa di nuovo che, a loro dire, era plausibile e allo stesso tempo insolitamente inebriante. Accattivandomi la simpatia di uno di loro, ero riuscito a farmi accettare dal gruppo e il rito di iniziazione era tacitamente incluso. Mi avevano rassicurato su quanto la marijuana fosse naturale e terapeutica, qualcosa con cui divertirsi, non poteva far male. Avevo provato e mi era piaciuto. Avevo preso il biglietto ed ero salito sulla giostra… troppo tardi per scendere.

A fine dell'anno scolastico ero stato promosso con riserve dovute al mio cambiamento di condotta. L'uso saltuario era diventato sempre più frequente, all'inizio della seconda superiore ero un “habitué”. Dalla colletta pomeridiana per ottenere la singola dose da spartire con gli amici, ero passato ad acquistare decine di grammi. Non potevo più farne a meno. Il consumo era parte integrante delle mie giornate. Avevo perso qualsiasi interesse precedentemente coltivato, anche con la scuola era un inevitabile declino. Ero stato rimandato. I miei genitori iniziavano ad essere seriamente preoccupati e questo mi ha fatto capire che dovevo diventare un abile mentitore se volevo passarla franca.

Nell’estate non mi attendeva alcun purgatorio e ho avuto modo di constatare una legge che solo alcuni anni più tardi avevo dato il dovuto peso: le cose non rimangono mai immutate. Se non si fa niente per migliorarle, tenderanno a peggiorare. Infatti durante un’occasione insolita per fare nuove esperienze (il ricevimento di un battesimo) avevo individuato dei ragazzi più grandi che erano palesemente dediti (anche loro) alla “felicità in bustina”. Una volta fatta conoscenza, ci siamo allontanati. Avevo offerto loro una canna, dopodiché loro avevano controbilanciato facendomi provare qualcosa di più forte: la cocaina. Per il codice a cui obbedivo, non partecipare al banchetto, oltre che scortese, sarebbe stato da “conigli” e (giustificando) potevo pensare che, in fin dei conti, provare non voleva dire essere dipendenti.

A settembre, nuovamente in seconda, mi ritrovavo con nuovi compagni, molti fumavano canne e uno di questi aveva provato anche la coca. Inutile dirlo… la strada era segnata. Nonostante riuscissi a mantenere una parvenza di stabilità, ero assuefatto dalla polvere bianca e per sopperire alla mancanza di denaro, avevo iniziato a spacciare a scuola. In una vacanza-studio all’estero, sono stato beccato in flagranza da un professore, proprio “con le mani nella marmellata” e questo aveva portato all’epilogo di quel capitolo della mia vita. Mi sentivo come il “capro espiatorio”, pensavo che tutti ce l’avessero con me e avevo deciso di abbandonare lo studio. I miei genitori, sull’orlo della disperazione, hanno pensato che dovessi prendermi più responsabilità e mi hanno invitato a svolgere lavori di manovalanza affinché potessi ritrovare il raziocinio.

In verità, non avendo risolto ciò che mi spingeva alla “ricerca”, non si era dimostrato un metodo efficace. Avevo impiegato poco a trovare altri “compagni di merenda”, in particolare uno con cui acquistavamo grosse quantità di hashish, coltivavamo marijuana e condividevamo l'uso di cocaina. Un giorno in cui era in crisi d’astinenza (messo alle strette) aveva ammesso di fare uso di eroina. Mi aveva detto che si poteva anche sniffare e fumare oltre che iniettare. Per non sentirsi imputato, aveva deciso di offrirmela. Fino a quel giorno non avrei mai (nemmeno lontanamente) pensato di provare ma si era scatenata in me la curiosità e poi… “fumarla o sniffarla sicuramente non è da tossico!”

Così a 17 anni iniziai a consumare la droga che avevo giurato a me stesso di non toccare mai. Cercavo di mantenere un’apparenza lavorando, frequentando una scuola di recupero anni scolastici e facendo volontariato ma l'unico interesse era consumare e spacciare. Avevo tirato dentro il mio miglior amico con l'eroina e un suo amico ci aveva introdotto alle droghe psichedeliche.

Una volta raggiunta la maggior età, ero passato dall’ecstasy in discoteca, ai rave party usavo Katamina e LSD. Queste sostanze mi hanno portato a non distinguere più cosa fosse reale e cosa invece no. A un certo punto ho avuto un enorme crollo mentale, non ero più minimamente lucido, tutto andava a scatafascio: ho abbandonato il lavoro, la scuola, gli amici, la ragazza che frequentavo. Tutti i rapporti erano tagliati. Qualsiasi cosa toccassi, la distruggevo. Ero apatico, chiuso in cameretta a drogarmi e ubriacarmi.

A questo punto ci si può chiedere quale parte avessero in tutto ciò i miei genitori. Non avendo “il libretto delle istruzioni”, le hanno provate tutte per farmi smettere: con le buone e le cattive. Niente sembrava essere la soluzione finché non si erano imbattuti in un sito internet di un centro di riabilitazione che si trova in Calabria: il centro Narconon Falco.

Mia madre aveva subito chiamato il centro e il direttore, l’indimenticato Pino Perri, l’aveva messa in contatto con un ex ospite che aveva completato il programma da diversi anni che è diventato un famoso educatore di prevenzione da droghe e alcol, ha scritto un libro autobiografico che s’intitola “Stupefatto” dal quale è stata tratta uno spettacolo teatrale pluripremiato. Si chiama Enrico Comi o come piace farsi chiamare: Rico.

In poco tempo avevano organizzato un colloquio a sorpresa. Lui mi raccontava la sua storia. Pensavo fosse stato bravo ad uscirne ma pensavo: “era un tossico”, “si faceva con le siringhe”, “io sicuramente non sono messo così”, “io ho la testa”, “io mi so controllare”, ecc. Nonostante ciò mi chiedevo perché mi sentissi così “perso” e lui invece trasmetteva una serenità così rassicurante. Per abbattere il mio muro di giustificazioni, la mazzata finale l’avevo ricevuta nella seguente notte insonne: leggendo il suo libro, Avevo capito che la sua storia era la mia storia, tutte le storie di droga fondamentalmente sono come questa se non per un fattore: il finale. Mi ero reso conto per la prima volta che quello lo potevo determinare io e avevo deciso di partire. Due giorni dopo ero in riabilitazione.

Questa è stata sicuramente una delle scelte più importanti della mia vita. Quando penso a tutte le volte che ho detto “smetto quando voglio”… e in quel momento lo stavo facendo veramente. Riguardo il percorso, la prima cosa che mi ha colpito è stato il fatto che non prevedesse l’uso di farmaci. Infatti, come avevo sempre sostenuto, non era necessario (sondando tra le mie amicizie “tossiche” passate mi son reso conto che l’uso di metadone e psicofarmaci, oltre a non dimostrarsi efficace, era deleterio). Inoltre mi ero sorpreso di come tale programma rispondesse alle mie esigenze aiutandomi a ritrovare quell’equilibrio che avevo perso da tempo. Inizialmente sono partito pensando che questo passo lo dovessi fare solamente per rispetto nei confronti dei miei genitori poi mi sono reso conto che lo dovevo ad un altra persona: a me stesso. Io non ero nato con la dipendenza, io ero nato creativo e dovevo tornare ad esserlo. Finito il programma ho deciso di ricreare la mia vita: ho ricreato il mio rapporto con la mia famiglia, ho creato una nuova fantastica storia con Giulia (mia moglie da 5 anni), ho creato un attività di prevenzione sulla droga nelle scuole che ha raggiunto migliaia di studenti in tutta Italia e ho ricreato la vita portando chi è afflitto dalla dipendenza a trovare la soluzione che ha salvato anche me.

Oggi, a 10 anni dalla mia rinascita, ho deciso di creare un nuovo centro Narconon nell’area dove ho vissuto e dove ho sono caduto in quella che si può definire la più grande trappola del mondo moderno. L’associazione Narconon Aurora o.n.l.u.s. sorge nel cuore della Brianza e si pone l’obiettivo di rieducare una civiltà dissuadendo dal primo contatto con le droghe tramite una prevenzione dilagante e persuadendo a smettere chi ne sta già facendo uso tramite una riabilitazione efficace.

Cordialmente, Paolo Stucchi

Associazione Narconon Aurora o.n.l.u.s. — Via Per Le Orane, 50 - 23875 Osnago (Lecco)

Paolo Stucchi con alcuni studenti dopo una Drug Education Lecture.
AUTORE

Ugo Ferrando

Nel 1974 ha introdotto i metodi di miglioramento sociale di L. Ron Hubbard in Italia e da oltre un quarto di secolo è il portavoce del Narconon Sud Europa.

NARCONON FALCO

PREVENZIONE ALLA DROGA E RECUPERO DALLA TOSSICODIPENDENZA