L’ABC della tossicodipendenza

Un tossicodipendente non decide certo di diventare così, ma una serie di dati falsi e di bugie lo porta allo stato pietoso dove deve fare i conti onestamente con se stesso, se vuole tornare a vivere.

La Storia di Paolo

Nell’estate tra le medie e le superiori ebbi le prime esperienze con bibite gassate poco alcoliche, assieme a un amico coetaneo. Ci divertimmo a sperimentare la nuova sensazione del giramento di testa nonostante ci fosse chi ci disse di lasciar perdere con l’alcol. Niente di grave.

A settembre voltai pagina e la storia sembrò chiusa lì. Decisi di fare il bravo ragazzo nella nuova scuola e rendere fieri i miei genitori. Il mio modo di fare accattivò l’ammirazione degli insegnanti ma, al contempo, venni deriso e respinto dai compagni considerati più “in” e di cui cercavo continuamente la simpatia e l’amicizia. Da questi acquisii l’atteggiamento strafottente nel tentativo di integrarmi. Iniziai a fumare sigarette e a vestirmi come loro. L’opera raggiunse il suo compimento quando decisi di accettare la proposta di acquistare del fumo. Sperimentai con un amico in cerca di maggiore popolarità, proprio come me, ma con scarsi risultati. Non riuscimmo a rollare uno spinello e ogni tentativo fu più strampalato del precedente. Un giorno decisi di informarmi da chi ne sapeva più di me, il quale mi facilitò l’iniziazione vendendomi una pipa. Stavolta il tentativo andò a buon fine e sperimentai a pieno il primo effetto della droga.

La cannabis mi era stata promossa come naturale e terapeutica, qualcosa con cui divertirsi ed entrare a far parte del gruppo, sicuramente niente di nocivo. Non avendo nessun dato contrastante continuai e tutto ciò mi piacque molto. A fine dell’anno scolastico fui promosso, ma mi ammonirono (in presenza dei miei genitori) per l’uso che non tentai mai di nascondere. L’uso saltuario diventò sempre più frequente e all’inizio della seconda superiore ero un “cannaiolo provetto”.

Dal grammo fumato in compagnia passai ad acquistare decine di grammi alla volta, iniziando a spacciare anche qualche dose ai compagni. Mi trasformai in una mina vagante, totalmente diverso dal timoroso ragazzino in cerca di buoni risultati dell’anno precedente.

Quell’anno fui bocciato. L’interesse per lo studio precipitò e nell’estate ebbi un vero exploit nella dipendenza: decine di canne e fiumi di alcol riempirono le mie giornate, finché ebbi modo di avvicinarmi alla cocaina. Dopo un attimo di titubanza (quel senso di responsabilità che mi scuoteva in ogni primo approccio con una sostanza), decisi di provare. In fin dei conti, non era eroina e provare non costa niente.

All’inizio del nuovo anno scolastico, nuovamente in seconda, mi trovai con nuovi compagni. Molti fumavano canne e uno di questi aveva provato nell’estate la coca. Una volta condivisa l’esperienza, il tutto fu decretato: io, lui, altri suoi 2 amici e la coca. A scuola non ebbi bisogno di impegnarmi troppo. A fine anno mi promossero senza lodi né infamie e fui premiato dai miei con una vacanza-studio in Austria, dove sarebbe stato presente anche il mio compagno di sventura. Lì, la nostra professoressa di tedesco ci colse con “le mani nella marmellata” e fummo rispediti immediatamente a casa. Da lì decisi di abbandonare quella scuola, ormai diventata per me emblema d’ipocrisia.

Allora, mio padre pensò che un po’ di lavoro duro non mi avrebbe fatto male. Anche nell’ambito lavorativo, in poco tempo, trovai rifugio tra i disadattati, in particolare uno con cui acquistavamo grosse quantità di hashish, condividendo la passione per la coltivazione della marijuana e l’uso di coca. Fino a che, un giorno, mi fece conoscere l’eroina.

Con il pensiero che sniffare eroina sarebbe stato meglio rispetto ad iniettarla, superai qualsiasi decisione presa a riguardo fino a quel momento. Detto, fatto: iniziai a consumarne sempre di più.

Nonostante stessi lavorando e frequentando una scuola di recupero anni, il mio unico vero interesse era consumare e spacciare. Coinvolsi il mio miglior amico di un tempo nel giro dell’eroina e, un giorno, lui mi presentò un suo amico. Con lui mi addentrai in un nuovo mondo: le droghe psichedeliche. A 18 anni aggiunsi l’uso di ecstasy ovvero MDMA e al mio primo rave party ebbi l’esperienza con la Ketamina e l’LSD. Queste due sostanze mi provocarono allucinazioni molto potenti che da positive sono diventate totalmente negative. Mi ricoverarono all’ospedale più vicino dove ho ripreso conoscenza.

Dopo quell’episodio, mi dedicai a studi mistici, risperimentai le stesse droghe nel tentativo di trarne soluzioni empiriche. Affondai nell’introspezione fino a che, improvvisamente, subii un crollo mentale enorme: persi progressivamente lucidità, le cose andarono sempre peggio: abbandonai lavoro, scuola, amici, ragazze, troncai tutti i rapporti. Vivendo la mia vita in piena apatia, mi chiusi in cameretta a drogarmi e ubriacarmi. Non mostrai alcun miglioramento, fino a che i miei genitori decisero di prendere in mano le redini della situazione e contattarono il centro di recupero Narconon Falco, situato in Calabria.

Pino, il direttore del centro, rassicurò mia madre e contattò un collaboratore esterno che mi avrebbe potuto incontrare vicino a casa. Così conobbi Enrico, un simpatico papà di tre figli, felicemente sposato che si dedica tutt’ora a dare la possibilità di salvarsi a chi si è perso in strade sbagliate…

Mi raccontò la sua storia. Pensai che fosse un uomo in gamba, uno che ha lasciato alle spalle un esperienza simile alla mia. Però, pensai, di non essere tossico. Io non l’avrei mai usata la siringa, lui invece l’aveva fatto. Fortunatamente mi diede la possibilità di leggere il suo libro è da quel momento mi resi conto di quanto la sua storia fosse molto simile alla mia. Solo per un’unica, vera differenza: lui era riuscito a voltare pagina. Mi resi conto che tanta felicità, legata alla sua seconda vita, non sarei riuscito a sperimentarla neanche lontanamente, nella condizione in cui mi trovavo, ma presi la palla a al balzo e decisi di affrontare il programma nel centro Narconon Falco.

Al centro, oltre a svolgere i miei passi, dedicai parte del tempo ad aiutare gli altri e una volta concluso il mio percorso, tornai a casa e dimostrai da subito di voler correggere il tiro. Rividi Enrico il quale mi portò a conoscenza del mondo della prevenzione, indirizzandomi così all’associazione Narconon Sud Europa di Milano dove conobbi diversi amici i quali mi formarono nell’attività di conferenziere.

Sono passati oltre 10 anni ed ho tenuto incontri di prevenzione con più di 100.000 ragazzi, sono sposato con Giulia e ho un bellissimo rapporto con la mia famiglia.

Vorrei che anche altri avessero le vittorie che sto avendo io.”

Paolo

Guarda la storia di Paolo in questo video.

AUTORE

Ugo Ferrando

Nel 1974 ha introdotto i metodi di miglioramento sociale di L. Ron Hubbard in Italia e da oltre un quarto di secolo è il portavoce del Narconon Sud Europa.

NARCONON FALCO

PREVENZIONE ALLA DROGA E RECUPERO DALLA TOSSICODIPENDENZA